Lino Rossi è nato nel 1943 a Conscio di Casale sul Sile e risiede dal 1952 a Santa Cristina (Quinto di Treviso) dove l'intervista è stata registrata, in dialetto veneto di Treviso, sabato 24 agosto 2013.
Dove hai sentito nominare il Club 3P. Tu eri un giovane contadino, agricoltore…
Io
ero un giovane coltivatore, però a quattordici anni facevo parte anche
del movimento politico della Democrazia Cristiana. Prima c’erano le AcIi
e io ero un consigliere anche di questa associazione, a Santa Cristina.
Ma
il movimento delle Acli a me non interessava tanto, era
politico-sindacale … però si partecipava anche alla sezione che c’era
della Democrazia Cristiana.
Dove vi trovavate?
Come
Acli sui bar, ci davano una stanza; come Democrazia Cristiana ci si
trovava nelle sale della parrocchia di Santa Cristina. C’era un
segretario di partito e noi giovani si partecipava, ci si inseriva. Mi
ricordo sempre che c’era uno che diceva “ricordati che un voto vale una
montagna, perché quello fa maggioranza e se tu perdi quel voto hai perso
la maggioranza”. Ecco, ti preparavano già in un certo senso a quella
che era la politica, ma anche ad amministrare. Si imparavano tante cose.
Chi era il segretario?
Lazzaro
Alfredo, che poi era anche presidente di una cooperativa a Santa
Cristina. Una cooperativa di consumo di cui erano soci anche mio papà e
tutte quante le vecchie famiglie, Coloschi, ecc. Si sono
fatte questa cooperativa di consumo, avevano comprato qualche
attrezzatura, un trattore per arare le terre. Avevano cercato di
iniziare una cooperativa, però dopo è stata un po’ rotta, non è più
andata a termine.
Nel frattempo io crescevo, avevo sentito parlare di questi Club 3P e a quattordici anni sono entrato a farne parte.
C’era già, quindi, a Quinto
(Al minuto 01:49) Il
Club 3P è partito nel 1956, in tutta Italia, e qua a Quinto è stato
fatto subito. Io avevo 13 anni e sono entrato nel 1957, l’anno dopo. Ero
piccolo, ma insomma…
Dov'era la sede?
Si
faceva nelle osterie, non c’era un centro che ti avesse dato il comune,
una sala disponibile; dopo sì ce l’hanno data, più avanti, una sala
nella sede del comune.
Club 3P di Quinto, non di Santa Cristina.
Di Quinto.
Aveva un nome?
No, Club 3P di Quinto.
Il motto era “Provare, Produrre, Progredire”: 3P, era questo il significato.
Io
ci credevo quando ho iniziato. Nell'agricoltura io ci ho creduto.
Abbiamo cercato di emancipare il discorso produttivo nostro. Abbiamo
fatto le prove anche della soia, che qua non sapevano neanche cosa fosse
la soia. Abbiamo iniziato a prendere un terreno in affitto, nel
1958-60, nei primi anni Sessanta.
La
Coltivatori Diretti di Treviso forniva un tecnico; il nostro era Nervo
Lino, che era consigliere regionale della Coltivatori Diretti, e poi è
passato consigliere regionale a Venezia nel 1970. Portava avanti quelli
che erano i problemi dell’agricoltura, quali erano tutte le difficoltà e
quali erano i pregi e i difetti, del sistema, dell’organizzarsi.
Sei andato a scuola oltre le elementari?
Ho fatto le elementari e dopo ho cercato di fare le medie serali; ho fatto un anno ma poi non sono più andato avanti perché…
Ho
avuto esperienze dirette, di persona e non di studio, perché se le
avessi avute di studio sarei andato anche più avanti, forse.
04:02 Il
3P era una scuola agricola. Ti insegnavano le basi fondamentali di
quella che era la produttività, quali erano i prodotti tipici della
zona, qual era un discorso di inserirsi dentro al mercato, di conoscenza
del mercato.
Anche
sui trattamenti fitosanitari, a un certo punto abbiamo fatto dei corsi,
ci preparavano ad utilizzarli. Non so, una volta c’era il DDT che era
nocivo, ci dicevano no questo, i tempi di carenza, tutte queste cose
qua.
Quindi era anche una scuola pratica.
Per davvero.
Dopo, quello che mi ha tradito è stata la politica, i nostri governanti di cui non ho più avuto fiducia. Perché noi avevamo un credo nell'essere produttori, imprenditori agricoli. Una volta, nel 1974-75, abbiamo partecipato, con una cassa da morto, a una manifestazione a Trieste contro il governo perché ci ha sotterrato [l'agricoltura]…
Dopo, quello che mi ha tradito è stata la politica, i nostri governanti di cui non ho più avuto fiducia. Perché noi avevamo un credo nell'essere produttori, imprenditori agricoli. Una volta, nel 1974-75, abbiamo partecipato, con una cassa da morto, a una manifestazione a Trieste contro il governo perché ci ha sotterrato [l'agricoltura]…
Con il 3P di Quinto abbiamo poi affittato dei campi di terra, anche una vigna a Ponzano di cinque ettari.
In cooperativa?
Sempre
come gruppo: non abbiamo formato una cooperativa. Però abbiamo fatto
anche un movimento interno, così per tentare di fare una cooperativa,
lavorando assieme. Abbiamo preso questi dieci campi, cinque ettari di
vigneto, eravamo iscritti alla cantina di Villorba e abbiamo acquistato
anche delle botti per i trattamenti.
Avevamo
anche acquistato dei tagliaunghie per le bestie e dei trinciastocchi…
Tutti insieme e ce li scambiavamo. Eravamo arrivati anche a pensare di
comprare la macchina che schiaccia il mais, che fa i fiocchi, abbiamo
tentato anche quello. Siamo partiti, siamo andati a vedere un
allevamento di maiali dove facevano questi fiocchi di mais, e insieme
con Nervo abbiamo cercato di chiedere un contributo alla Regione Veneto
per acquistare la macchina. Avevamo anche trovato di metterla dentro
alla casa di un socio, Gomiero, che aveva accettato perché aveva
macchine per conto terzi. Però alla fine quando era l’ora di decidersi a
fare, proprio chi aveva più vacche in stalla si è ritirato. Noi che
avevamo 10-12 vacche eravamo piccoletti, ma chi aveva 40-50 vacche …
“ah, ma dopo non c’è interesse” … così è successo che invece di
essere all'avanguardia quando hanno visto che erano necessari questi
fiocchi andavano a comprarli da Cazziola che era un commerciante, e lui
li ha fatti. Hanno speso soldi, mentre potevamo averlo noi il prodotto,
farcelo noi. Hanno capito pochino, quella volta.
Club 3P di Treviso: due momenti della Gimkana trattoristica
nazionale organizzata a Badoere. (1972 ca.)
Foto tratte dal volume "Terra del mio paese", Giovanni Brotto, 1986 |
07:17 Poi
c’erano i figli che venivano … e mentre io ero lasciato libero di poter
fare da mio papà … altri erano ancora assoggettati ai genitori, che
erano “radicati”, duri, che non li lasciavano fare e sviluppare.
Tuo papà era un uomo aperto.
Eh,
mio papà, qualsiasi cosa che gli chiedevo di fare… Quando sono partito
con le serre, se c’era da acquistare nailon, roba, lui era sempre
disponibile.
Avevo
fatto anche una serra di pomodoro, perché avevo visto che l’Asolana
[cooperativa], facendo pomodoro prendeva soldi e io qui ho messo giù una
serra di pomodori, negli anni ’64-‘65-’66.
Quindi come Club 3P, ricapitolando, facevate sia sperimentazioni…
08:00 …
produttive, sul campo; riunioni serali ogni 20 giorni: ci trovavamo e
ognuno portava il suo esempio, le sue esperienze, le difficoltà che
c’erano e si discuteva e si andava avanti.
Veniva
sempre Nervo, il tecnico, e dopo faceva arrivare anche altri tecnici se
avevamo bisogno di un tecnico della viticoltura, o della zootecnia o di
un veterinario…
Mi hai detto tante cose … volevo parlare in italiano perché sei una personalità e ho dovuto parlare in dialetto anche con te!
Va ben dai, manteniamo questa lingua!
Sono
d’accordo, ma siccome ho visto che dei Club 3P ci sono pochissime
notizie, su internet è fatica trovare notizie sui Club che pure hanno
avuto questa funzione importantissima…
Perché dopo sono venuti avanti i 4H americani: quelli hanno avuto più spazio e avevano lo stesso simbolo dei 3P.
08:58 Ricordo che una volta a Bergamo abbiamo
partecipato a un convegno europeo di tutti i club: 3P, 4H e i movimenti
di tutta Europa. Siamo stati 4-5 giorni ed è venuto a farci una lezione
anche l’onorevole Aldo Moro e mi ricordo che in quegli anni là -
siccome ero un imprenditore anche abbastanza così … - ricordo che ho
conosciuto anche un’irlandese, dell’Irlanda del Nord. Madonna, proprio
innamorata, morta… voleva anche sposarmi, per dire!
Erano scambi commerciali, di idee, di sistema. Era bello! Era partito bene come movimento, c’era da crederci…
E tu ci hai creduto.
Sì,
io ci ho creduto. Quando sono entrato, che avevo 23-24 anni, come
presidente provinciale dei Club 3P - prima c’era Garbuio, dal 1956 fino
[al 1970 ca.] - ho fatto il presidente per una quindicina d’anni ed
eravamo arrivati a 64 club in provincia di Treviso.
Su 80 comuni, si può dire che in ogni comune ce n’era uno.
10:11 Esatto,
e avevamo 52 club maschili e 12 femminili. Perché c’erano anche dei
club femminili, dove facevano i lavori fatti in casa all'uncinetto, far
bene da mangiare perché ormai le ragazze dovevano sposarsi e dovevano
anche saper fare in famiglia.
Il Club 3P femminile di Farra di Soligo. (Terra Trevisana, dicembre 1960) |
Quando
arrivava il presidente provinciale dalle ragazze, io e Gemin [Giorgio,
il direttore provinciale dei Club 3P], eravamo due fusti ed erano tutte
innamorate di noi. Tu pensa: [anche] solo una visita all'anno, facevo 64
visite in un anno. Mi volevano vedere, e le donne facevano i lavori e
poi facevano la cenetta, preparavano i manicaretti, i dolcetti e noi si
assaggiava ... brave, avanti, il discorso, viva!
Era un movimento veramente interessante.
All'epoca direttore
della Coldiretti era Amedeo Scardellato. Era duro come direttore,
veramente un personaggio duro, però dava soddisfazione: quando vedeva
che la gente si impegnava lui dava soddisfazione.
Presidente era l’on. Primo Schiavon di Roncade.
Ma era contadino davvero, come è scritto nella sua biografia?
Schiavon sì, aveva un’azienda agricola.
Cosa faceva in questa azienda, era una grossa azienda?
Aveva stalla, a Roncade, aveva un po’ di vigneti, roba così; non orticoltura, faceva mais e zootecnia.
Perché ho visto nelle note del Parlamento “agricoltore”; pensavo fosse un modo di dire, invece lo era proprio.
Sì, posso testimoniarlo io. Io sono stato a casa sua, tante volte.
E Lino Nervo era dottore in agraria o perito?
Era
perito, e veniva da Bessica di Loria. In quegli anni là
era all'altezza per rappresentare l’agricoltura in Regione Veneto.
Ricordo sempre che una volta ho detto a Nervo:
12:13 “Tu
sei in regione, però ricordati che la collina si sta spopolando”. Noi
qua in pianura abbiamo bisogno alcune robe, e lui si era interessato per
acquistare la macchina fioccatrice, però la collina … Quando andavo nei
club dell’Asolano, a Crespano del Grappa e fin su a Colbertaldo … in
quelle zone là ci dicevano: “Noi qua non abbiamo possibilità, con le
colline così, avremmo bisogno di un aiuto, di un sostegno” e una volta
ho detto a Nervo: “Fai una proposta in Regione di dare a chi ha cinque
vacche in stalla 500.000 lire all'anno per ogni bestia”. Così questi,
invece di andar fuori all'estero, far l’esodo … ci restano in collina,
ci puliscono la collina e si prendono qualcosa da vivere, ma se tu non
dai niente non possono vivere in ristrettezze. E abbiamo visto che
adesso … cosa costa mantenere le colline e la montagna? Costa più di 500
euro! E con le vacche avrebbero fatto latte, formaggi, producevano.
Per
quello ce l'ho su ... e quella volta con la cassa da morto siamo andati
là contro lo stato, contro il governo che non hanno capito i problemi
dell’agricoltura.
Che pure era un governo della Democrazia Cristiana.
Eh, ma l’hanno abbandonata. Loro avevano altri interessi sotto.
Abbiamo
visto le quote latte. Cosa hanno fatto, dopo? Hanno messo le quote
latte in Italia, che facevamo 120 milioni di quintali, ne hanno messo 90
milioni; alla Germania e all'Olanda ne hanno messo di più e a noialtri
qua cosa hanno fatto? Hanno fatto gli interessi di chi? Dell’industria e
hanno sacrificato l’agricoltura.
Anche da un punto di vista sociale ha avuto una funzione importante il Club 3P.
Ha
fatto istruzione tecnica per formare veramente degli imprenditori
agricoli, quando si usciva dal Club 3P dopo otto-dieci anni di
partecipazione. Incontri serali, scambi di opinioni e di idee per
sviluppare e per far meglio. C’erano le gare su chi faceva meglio il
prodotto, era un discorso di concorrenza proprio.
Facevate gare in che senso?
14:04 Gare…
uno produceva, e poi andavi a vedere il campo se aveva prodotto meglio
del tuo; si facevano trattamenti, si discuteva. Tutte queste prove qua:
provare produrre progredire, è questo il discorso.
Veniva messo in pratica, insomma, questo discorso.
È andato in pratica, ma veramente, ma su tutto. Se guardiamo … sono venute fuori le cooperative.
Io ci credevo, ma sono stato tradito, dalla politica.
Sto
pensando, prima ancora della politica, anche da un punto di vista così
più generico... mi ricordo che fra un operaio e un contadino, la ragazza
sceglieva l'operaio.
Beh
io no, io non ho mai avuto paura di star senza una ragazza, perché in
quegli anni mi chiamavano Little Tony. Stavo bene, ero orgoglioso del
mio lavoro, io non ho mai avuto problemi.
Non è che dicessero “non sposo il contadino”?
No, no, anzi! Mi correvano dietro, non avevo problemi, da quel lato là.
Però è un dato di fatto che tanti…
...
sarà stato magari perché io ero più solare, più aperto e poi avevamo
anche il lavoro orticolo, perché noi qua avevamo cominciato a fare
radicchio, peperoni, piselli…
Ma tanti hanno abbandonato. Perché abbandonavano la campagna, negli anni Cinquanta-Sessanta?
15:20
Beh, negli anni Cinquanta-Sessanta è successo che quelli che andavano a
studiare, quelli non facevano agricoltura, e - se diciamo onestamente -
sono rimasti quelli più “freddetti”, non dico meno intelligenti ma …
erano tanti di loro che rimanevano in casa; perché non avevano uno
spirito interiore di andar fuori a lavorare, sotto padrone, o iniziare
qualche attività; e l’agricoltura ha sofferto di questo.
Tu dici: “I migliori se ne sono andati”.
Eh
… ma una gran parte, anche di bravi, sono rimasti in azienda, hanno
fatto… che dopo, col Piano Verde n. 1, mi ricordo che Scardellato ha
sistemato tante aziende, dando coraggio a questi giovani di acquistare i
terreni, che in quegli anni là l’unico toccasana è stato proprio
quello: che gli hanno dato [un prestito] trentennale all'uno per cento,
il Piano Verde, che dopo venti anni con una cesta di noci pagavi la
rata, per dire. Quella è stata l’unica cosa fatta bene. Chi ci ha
creduto si è fatto le aziende fatte bene, tanto qui che a San Biagio di
Callalta, in tutte le parti dove c’erano i 3P.
Parte di quelli che lasciavano i campi…
...
avevano più intraprendenza, eh sì, avevano più coraggio a rischiare
fuori. Invece chi era più “freddetto” restava a casa insieme con suo
papà e sua mamma… e dopo non hanno neanche più tanto sviluppato
l’azienda, sono rimasti fermi; infatti le aziende sono morte anche per
quello, perché dopo non sono state più sostenute.
Sempre all'interno della Democrazia Cristiana c’era quell'altra organizzazione, qui nella Castellana…
16:42 Sì, era il CECOMA, il CECAT,
dove c’era la linea di [Domenico] Sartor che aveva la scuola agraria.
Anche loro avevano un movimento di istruzione, tecnico culturale, anche
loro sono partiti e ci sono famiglie che anche oggi, quelli che sono
stati bravi e si sono fatti un apprendistato, hanno le aziende fatte
bene. Però loro erano più portati a fare tante cooperative. Purtroppo
dopo, negli anni ’60 - ’70 sono crollate tutte perché non avevano quella
tecnologia e sistema da poter sopravvivere.
L’organizzazione
sindacale della Coltivatori Diretti era più grossa, non poteva
soccombere. Però come ideologie erano uguali, di istruzione per i
giovani, altro che [con Sartor] erano più spinti a fare cooperazione.
Facevano scambi fra scuole, istituti professionali. Era una roba positiva.
Sì, sì, era positiva, però…
Avevano scuole a Zerman, a Zero Branco…
Sì, lo so, ma sono state tutte scuole che dopo sono sparite, col tempo.
A Zero Branco non c’è più la scuola?
Non ci sono più scuole agrarie, non c’è più niente, ormai.
Dopo,
da presidente dei 3P sono entrato nel 1970 come assessore comunale a
Quinto; ho fatto cinque anni l’assessore. Poi nel[le elezioni del] 1975
c’era la Coltivatori Diretti che doveva mandare uno a Roma. I nomi che
correvano erano Rossi (io) e Zambon.
Bruno Zambon veniva dal Movimento Giovanile e io venivo dai 3P. Hanno scelto Zambon. Lui è andato a Roma e io sono andato in Provincia, ho fatto cinque anni in Provincia, con [Carlo] Bernini, [Marino] Corder e loro là. Lui ha seguito la carriera politica e io nell'80, visto che non trovavo sfogo in politica, perché quello che si diceva erano tutti falsi, bugie, promesse e basta … non ho più partecipato. Ho fatto dieci anni di politica gratis et amore Dei, senza prendere cinque lire. Ho fatto cinque anni di assessore a Quinto, cinque anni in Provincia e non ho mai preso cinque lire, invece adesso prendono un sacco di soldi. Allora dico: non ha ordinato a nessuno, il dottore, di andar far politica, come adesso che vivono di politica in eterno. Uno quando ha fatto 5 anni, 10 anni, basta sta a casa, è finita; se è incapace resta a casa, invece, purtroppo…
Bruno Zambon veniva dal Movimento Giovanile e io venivo dai 3P. Hanno scelto Zambon. Lui è andato a Roma e io sono andato in Provincia, ho fatto cinque anni in Provincia, con [Carlo] Bernini, [Marino] Corder e loro là. Lui ha seguito la carriera politica e io nell'80, visto che non trovavo sfogo in politica, perché quello che si diceva erano tutti falsi, bugie, promesse e basta … non ho più partecipato. Ho fatto dieci anni di politica gratis et amore Dei, senza prendere cinque lire. Ho fatto cinque anni di assessore a Quinto, cinque anni in Provincia e non ho mai preso cinque lire, invece adesso prendono un sacco di soldi. Allora dico: non ha ordinato a nessuno, il dottore, di andar far politica, come adesso che vivono di politica in eterno. Uno quando ha fatto 5 anni, 10 anni, basta sta a casa, è finita; se è incapace resta a casa, invece, purtroppo…
Come mai c‘è stata questa scelta da parte della DC?
18:58 Eh,
se lavoravi per loro, per il sistema… ma se lavoravi per il bene del
popolo, col cavolo, non facevi mica strada. Devi essere falso, lo dico
forte. I clan, i famosi clan … la mafia è di là, ma qua ci sono i clan
che comandano, e se sei con loro buona, sennò ti tagliano fuori.
Proveniva dai giovani della Democrazia Cristiana o agricoltori, questo Zambon. Cioè, che differenza c’era?
C’era il Movimento Giovanile, sempre uguale. Però noialtri eravamo “Provare Produrre Progredire” era proprio il nostro motto, mentre quello era un movimento politico sindacale, il Movimento Giovanile…
Movimento Giovanile della Coldiretti?
Della Coldiretti.
Ah, all'interno della Coldiretti c’erano due organizzazioni.
Sì.
Io ho fatto anche dei corsi: a Roma, di 15 giorni, su ad Auronzo - con
tuo fratello - lo stesso. Facevamo i corsi di preparazione per dirigenti
provinciali dei Club 3P. Si faceva anche scuola, si faceva preparazione
tecnica culturale, ma si faceva anche procedura civile, preparazione.
Dopo ho fatto dei corsi a Roma, di 15 giorni, dalle suore spagnole
vicino a Castel Gandolfo.
Invece Zambon era del Movimento Giovanile.
Movimento
Giovanile, e la Coltivatori Diretti di Treviso ha detto: “Zambon, tu
vai a Roma”. Dopo l’ho votato anch'io Zambon: è andato su, e ha fatto
quattro legislature.
Era contadino anche lui?
Sì,
azienda agricola, su a Colfosco, aveva viti e vacche. Ci sono stato,
andavo a prendere il vino per fare la mostra del radicchio.
20:33 Nel 1970 sono partito con la mostra del radicchio e dei prodotti orticoli invernali a Santa Cristina.
Sono partito perché? Per dare uno sviluppo al sistema, per fare capire alla gente che nella nostra zona a produrre latte e carne non c’era più da prendere soldi, invece facendo radicchio, facendo culture specializzate, asparago… E questo è stato il messaggio che io ho lanciato. Perché se adesso guardiamo qua a Santa Cristina dev'essere il paese che ha più campi di radicchi di tutto il territorio, oggi.
Sono partito perché? Per dare uno sviluppo al sistema, per fare capire alla gente che nella nostra zona a produrre latte e carne non c’era più da prendere soldi, invece facendo radicchio, facendo culture specializzate, asparago… E questo è stato il messaggio che io ho lanciato. Perché se adesso guardiamo qua a Santa Cristina dev'essere il paese che ha più campi di radicchi di tutto il territorio, oggi.
È un’ area anche vocata, questa.
Esatto,
perché abbiamo l’acqua, abbiamo i terreni e tutto. Vuol dire che la
gente ha capito il mio messaggio. La mostra del radicchio non era tanto
per fare la mostra. L’ho fatta per dare un messaggio a tutti quelli dei
3P, a tutti i giovani, che chi voleva stare dentro all'agricoltura
facendo orticoltura e facendo radicchio poteva avere un realizzo di
reddito maggiore che ad allevare vacche, in questa zona qua…
Un messaggio che è stato recepito.
21:25 Sì, infatti il mio orgoglio era quello: che ho dato un messaggio, che è stato recepito veramente, ed è importante.
Quindi adesso arrivato a 70 anni, un’età in cui si possono fare dei consuntivi, puoi essere orgoglioso del tuo lavoro.
Eh
sì, perché basta che tu guardi qua in giro, sui campi di radicchio
possono decollare gli aerei, ci sono “aeroporti” dappertutto, perché ci
sono dieci-quindici campi di radicchi in ogni azienda. Mica poco,
ragazzi!
Quindi ci hanno creduto. Non ci sono più stalle e vacche, hanno fatto tutti capannoni con la loro acqua potabile e tutto quanto.
Altro
che manca però qualcosa. Il messaggio che ho dato non lo hanno recepito
bene. È una critica che faccio. Perché c’è un po’ d’invidia, di
orgoglio, di non so cosa tra i produttori. Perché ogni uno è un “santo
produttore”, ogni uno sa.
Invece
nel sapere bisogna sapersi organizzare e difendere, aver il prodotto
per il manico del coltello, essere noi determinanti. Non fare, produrre e
dopo dare in mano il prodotto agli altri: gli altri non faranno mai i
nostri interessi. Qualsiasi commerciante, qualsiasi cooperativa, tutto
quello che vuoi, prima fanno i loro interessi e poi fanno i tuoi. E
questa è una piaga che a me duole proprio, perché noi avremmo l’oro in
mano, qua. L’ho sempre detto, sono anni che predico: il radicchio rosso
sarebbe l’oro, basta saperlo proteggere.
Invece, purtroppo…
Io credevo, dopo la mia era, dopo i miei anni giovani, che adesso i produttori di trenta-quarant'anni, che ce ne sono, capissero. Peggio di noi una volta! Noi avevamo più buon senso. Sono più egoisti, vogliono sapere tutto e non hanno niente nel commerciale. Sono in mano a tutti gli altri.
Io credevo, dopo la mia era, dopo i miei anni giovani, che adesso i produttori di trenta-quarant'anni, che ce ne sono, capissero. Peggio di noi una volta! Noi avevamo più buon senso. Sono più egoisti, vogliono sapere tutto e non hanno niente nel commerciale. Sono in mano a tutti gli altri.
***
Lino
Rossi, come mi ha riferito in altra parte dell'intervista, ha
abbandonato la politica ma non le associazioni dei
produttori ortofrutticoli, nelle quali ha raggiunto posizioni di
vertice.
Dal 1978 ricopre la carica di presidente dell'APOMT (Associazione Produttori Ortofrutticoli della Marca Trevigiana) - espressione della Coldiretti - trasformatasi nel 1991 in APOVF (Associazione Produttori Ortofrutticoli Veneto Friulana) associata UNAPROA (Unione Nazionale fra le Organizzazioni dei Produttori Ortofrutticoli, Agrumari e di Frutta in Guscio), di cui è consigliere.
Dal 1978 ricopre la carica di presidente dell'APOMT (Associazione Produttori Ortofrutticoli della Marca Trevigiana) - espressione della Coldiretti - trasformatasi nel 1991 in APOVF (Associazione Produttori Ortofrutticoli Veneto Friulana) associata UNAPROA (Unione Nazionale fra le Organizzazioni dei Produttori Ortofrutticoli, Agrumari e di Frutta in Guscio), di cui è consigliere.
Dal 1988 è proprietario dell’Agriturismo Al Sile, a Santa Cristina di Quinto Treviso, dove lavorano tutti i suoi quattro figli.
Il primo incontro con Lino per realizzare questa intervista avviene nei suoi campi in una tarda mattinata d'agosto.
"È dalle sei di stamattina che sono qua a lavorare", mi dice indicando il verde dei radicchi in piena vegetazione (e sullo sfondo il profilo della catena del Grappa che pare di toccare con mano). Poi mi porta a visitare oche e maiali che alleva per le necessità dell'agriturismo.
Agriturismo vero. (Camillo Pavan)
L'11 novembre 2013 l'Agriturismo Al Sile di Lino Rossi e famiglia ha compiuto il primo quarto di secolo. |
Nessun commento:
Posta un commento